mercoledì 9 gennaio 2008

A New Orleans, alle notti...

Cerco' qualcuno che gli facesse compagnia in quella lunga notte.
Si prese la strada con i suoi stivali di cuoio nero e camminò.
Camminò parecchio quella notte.
New Orleans pareva fargli da madre; i porticati in legno su cui muoveva i passi parevano fatti di pensieri e d'una winston.
La sua cenere sembrava renderlo piu' consistente, il fumo a fargli da impermeabile lungo e nero; nero come quella notte, che pareva non trovare riposo.
Il ricordo di lei gli volgeva lo sguardo alla strada.
A sinistra, case. E saloon.
Lontano una musica, ovattata.
"Nothin' is shakin'/ Nothin' but me and the rent /Jesus is breaking /Why'm I back here again?" pareva dire... I passi del cuio continuavano a carezzare la pedana di vecchio pino.
E quel blues lontano, d'un tratto fu vicino."Mama! Saving my soul for me Saving my soul for me..."
Si guardò intorno, entrò, prese la sua budweiser e fermò il tempo intorno al tavolo piu' solitario, vicino una finestra, lontano dal mondo.
"Mama! Saving my soul for me Saving my soul for me..." ripeteva quella voce..."Mama! Saving my soul for me Saving my soul for me..."
E i ricordi piansero soli, quella notte.
Non versò una lacrima dal suo volto, ma solo qualche "Vaffanculo".
Lei c'era ed era là, senza birra, difronte a lui.
E non voleva saperne di andarsene.
Voltò lo sguardo alla finestra; scorse il Mississipi.
Le sue rive, quella notte, gli sarebbero state complici in quell'assassinio, se solo lo avesse voluto.
"Vaffanculo!!!" le disse picchiando sul tavolo... "Vaffanculo, merda di fantasma"...
E un altra winston accese nuova vita.
Lascio' che il fumo avvolgesse il suo ghetto posto, s'alzo', prese dalla tasca il verdone, lo bloccò col posacenere e lascio' quel brandello di mozzicone in bilico sulla fumiera.
Si girò un'ultima volta verso il "suo" angolo e vide i fumi avvinghiare quella maledetta figura.
Salutò con un cenno il barman, alzò il bavero della giacca, se l'abbottonò e, uscito, prese la strada del porto nella nebbia di quella notte.
E fu ancora il solo compagno di se stesso.
I suoi stivali logori lo trascinarono lontano, sempre di piu' e, ancor di piu'; come se quella notte lo stesse trascinando lentamente a lei.
Si vide quel punto divenire fine, mentre il vento inizio' a cantare....
"Mama! Saving my soul for me Saving my soul for me..."



4 commenti:

raffy ha detto...

ciao Giuseppe,il tuo racconto mi piace molto..come dicevo a Betty,mi piace il tuo modo di scrivere,mentre leggo immagino le scene..le vivo,le descrizioni sono perfette...lo trovo davvero molto bello..complimenti..un abbraccio. Raffy

Matt ha detto...

Ma l'hai scritto/inventato tu?!

Giuseppe ha detto...

Ti ringrazio Raffy.
E' un bel complimento quello che mi fai: sapere di riuscir a far immaginare una scena raccontandola è sicuramente motivo di soddisfazione per me.
Grazie per continuare a manifestarmi il tuo apprezzamento; ne sono lusingato.
Alla prossima,

Giuseppe

Giuseppe ha detto...

Si, Matt!
L'ho scritto ed inventato io!
Abbiamo avuto modo di parlarne via sms.
Ti ringrazio per il tuo continuo supporto, Amico.
Spero di continuare a "dar luce" anche alle vie secondarie.
Tu mi hai capito...

Un abbraccio e a presto,

Giuseppe